Dopo aver curato il progetto editoriale de «La mia vita», oggi parliamo del romanzo «L’eco del dolore», un’opera basata su una storia vera scritta per sostenere un’iniziativa benefica per gli orfani.
Dopo aver realizzato la sua biografia, nel mese di aprile 2021, Franco mi ha commissionato la realizzazione di un altro progetto: un libro col quale narrare una storia appresa tanti anni prima durante una vacanza.
Franco mi parlò di un gravissimo fatto – verificatosi agl’inizi degli anni Novanta in Germania – che gli venne raccontato da una «vicina di ombrellone» nel corso delle ferie al mare in Italia.
La donna gli parlò della strana «storia di Pino», figlio di emigranti italiani, che trovò la morte proprio nella patria adottiva, quella Germania in cui avrebbe dovuto trovare un futuro migliore.
In uno strano scherzo del destino, proprio lui – emigrante italiano – venne ucciso da alcuni coetanei che, presi in una spirale ideologica di violenza ed intolleranza, ne recisero la vita in un istante.

Un romanzo che parla di un’umanità perduta
La vicenda di Pino è ambientata in una Germania segnata dal prepotente risorgimento della popolarità dei naziskin, che con la loro ideologia bieca mettono alla prova tutto il tessuto sociale.
Alle prese con le conseguenze (imprevedibili) della riunificazione, la Germania è una nazione in fibrillazione, con forti tensioni, che danno vita ad un labirinto metropolitano dalle tinte oscure e insanguinate.
Il giovane immigrato siciliano – perfettamente integrato e innamoratissimo della sua Marlene – finisce per pagare a caro prezzo «l’affronto razziale» commesso nei confronti dei suoi coetanei ariani.
Pino ha osato frequentare Marlene, conquistandone il cuore: tutto ciò, per i tre brutti ceffi, è qualcosa d’intollerabile. Dopo aver covato un profondo rancore e desiderio di eliminarlo, i tre passano all’azione.
L’occasione per regolare una volta per tutte i conti è offerta da una situazione caotica che viene a crearsi nel bel mezzo di una strada, durante una manifestazione. Pino muore per mano di un naziskin, che gli spara con la pistola senza alcun riguardo, mettendo fine ai suoi giorni.
Per Marlene, lo shock è talmente grande che non può subire questa ingiustizia: un neonazista gli ha portato via Pino.
Di fronte all’incredibile destino che le nega qualsiasi forma di giustizia – perché il terzetto di naziskin è composto di figli di «gente perbene» – decide di farsi giustizia da sé.
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Passano gli anni, Marlene cresce, ma dentro di sé porta ancora la ferita di quel giorno. La volontà di pareggiare una volta per tutte i conti – scivolando dalla giustizia alla vendetta – è un passo molto breve.
Così, la Germania si risveglia con tre (apparentemente) inspiegabili assassinî.
Con «L’eco del dolore», l’anima umana è scandagliata andando a fondo di quel torbido e decantato substrato fatto di odio, ignoranza, intolleranza e distorsioni frutto dell’abisso oscuro della mente.
Tutto ciò è reso ancor più insopportabile dall’insolenza di chi, protetto da amicizie influenti e denaro, può sostanzialmente pascersi della sua arroganza.
Qui l’anima violenta dei naziskin dà sfogo alle più nefande espressioni di malvagità, sullo sfondo di una società-comunità che, allo sbando, sembra aver perso gli anticorpi contro certe orribili derive.
Nell’atto finale dell’opera, l’augurio è che la violenza e la vendetta non sovrastino mai definitivamente la sete di giustizia e gentilezza che albergano nel profondo di ogni essere umano.