Il dibatto su intelligenza artificiale e scrittura entra sempre più nel vivo. Tra fautori ed oppositori di questo approccio alla realizzazione di contenuti, lo scontro si profila all’orizzonte: ma in fin dei conti, «conviene davvero farsi scrivere dei testi da un essere umano e non già da una macchina?»
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Ricordo ancora – con il sorriso – una premessa/prologo che mi venne fatta ad un evento non molto remoto nel tempo.
«Adesso mi ucciderai, se ti dico che noi in azienda usiamo l’AI per scrivere i contenuti… Ma tu l’hai mai usata?».
Orrore, vade retro! – Deve aver pensato che io stessi dicendomi mentalmente il mio interlocutore – forse ritenendomi ormai prossimo agli «anta» e radicalizzato su posizioni conservatrici. Scherzi a parte, replicai tranquillamente che non era il caso di sfoderare gli scudi.
Nell’eterna diatriba su intelligenza artificiale e scrittura non mancano confronti anche accesi. L’idea di poter delegare alla macchina – in quello che è a tutti gli effetti un processo di automazione – la creazione dei contenuti scritti presenta di per sé un limite di fondo.
Intelligenza artificiale e scrittura: macchina vs essere umano
La dicotomia di fondo ed inconfutabile va anteposta a qualunque altra disamina più approfondita e, cioè:
L’intelligenza artificiale è anche solo avvicinabile ad un essere senziente, con una propriocezione, e quindi in grado di esprimere una summa di esperienze?
Davide, il copywriter e ghostwriter dixit
Dirimere questo quesito significa rispondere ad una domanda filosofica che tiene occupati esperti del settore da lungo tempo. A titolo personale, mi sento di sposare la tesi secondo la quale non esistano forme di intelligenza artificiale al di fuori di quelle «deboli».
Di conseguenza, la risposta è per me dall’esito negativo. Non si può avvicinare il «prodotto creativo» di una persona con la rielaborazione compiuta da una macchina sulla base di istruzioni ricevute.
La «content automation» proposta da algoritmi più o meno evoluti avviene tenendo conto di parole chiave ed argomenti di tendenza: il processo avviene con strumenti che automatizzano le attività redazionali.
L’intelligenza artificiale e scrittura: la content automation tra mille quesiti
Il proposito di usare l’intelligenza artificiale per creare contenuti testuali da posizionare in SERP per abusare delle tecniche di ottimizzazione SEO è in contrasto con le linee guida elaborate da Google.
Ritenere quindi di produrre una quantità maggiore di testo a partire da una macchina, riducendo i tempi di elaborazione ed ottimizzando i costi, è un approccio al limite del temerario che non è gradito da Big G.
La capacità di elaborare contenuti ad alto valore aggiunto e a misura di interesse ed apprezzamento degli umani non può essere sostituita da macchine che eseguono pur sempre una sequenza di operazioni.
Lo slancio creativo che è tipico della persona, e delle esperienze che ha maturato, non può essere sostituito da un codice che non fa altro che elaborare e rielaborare informazioni senza poter apportare alcuna forma di estro.
Esattamente come gli esperimenti condotti in precedenza con «elaborazioni musicali» ottenute a partire da un’AI, anche i contenuti scritti da un algoritmo mancano di quell’aspetto indescrivibile che è la capacità di creare una vera e propria empatia con l’animo dell’ascoltatore.
L’esplosione di emozioni e di idee che sono alla base dell’elaborazione di un contenuto inedito nascono in quel limbo indescrivibile che si trova tra cuore, mente ed animo. Una dimensione impalpabile e che non può essere replicata numericamente né all’interno di uno schema rigido.
L’intelligenza artificiale e scrittura della macchina: il confine tra uomo e chip

Per ottenere una forma di intelligenza artificiale che possa avvicinarsi alla capacità redazionale di un essere umano, le reti neurali dovrebbero riuscire a simulare quanto avviene a livello di talento (fattore innato) in una persona, che traspone contenuti non solo conoscenza statica e passiva.
Anche i risultati ottenuti dall’azienda di Mountain View con «Pathways Language Model», e l’evoluzione innegabile dell’AI, non hanno convinto la società di Sundar Pichai ad adottare una linea morbida verso questi contenuti e il posizionamento favorevole in SERP.
La schermata precedente, infatti, è una delle meno desiderabili per tutti coloro i quali si occupano dell’attività di ottimizzazione SEO. La temutissima azione manuale è frutto del connubio tra intelligenza artificiale e scrittura. Il recupero da quella penalizzazione comporterà sicuramente tempi duri…