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Il termine di recesso dei prodotti in SERP: altro aggiornamento in arrivo da Big G?

Nel solco del nuovo corso di UX con il suo motore di ricerca – sempre più incentrato sul concetto di «user-centered» – Google, nella sua versione per gl’internauti anglofoni, ha mostrato una novità interessante: la restituzione in SERP del termine di recesso di un prodotto.

Consapevole della necessità di avvicinarsi sempre di più all’internauta, offrendogli un’esperienza olistica e positiva, con SERP popolate da risultati pertinenti, pragmatici ed utili, la società di Mountain View continua a sperimentare (e talvolta introdurre) novità nel suo motore di ricerca.

Dopo aver parlato dei «pro & contra dei prodotti» – funzione questa effettivamente implementata secondo gli standard Schema.org – oggi ci soffermiamo a considerare un’anteprima visualizzata da diversi utenti anglofoni: quella dell’indicazione in SERP del termine di recesso.

Perché questo dato assume una rilevanza tale da spingere il motore di ricerca più famoso del mondo a riportarlo nello spazio prezioso della SERP, evidenziando questo – che viene percepito dall’utente-acquirente – come un potenziale «valore aggiunto» offerto da un rivenditore?

Una UX di ordine/acquisto al passo coi tempi e gli standard di settore?

termine recesso prodotti google serp
La SERP in lingua inglese per ricerche di natura transazionale (Search Engine Land)

Posto che – ovviamente – la novità è circoscritta alle SERP che rispondono alle query con un intento transazionale (shopper/buyer), l’informazione sul termine temporale di recesso è indubbiamente molto utile per assecondare il trend dell’«ordina – testa – acquista/restituisci» che si è imposto.

Per quanto questa prassi sia ritenuta deleteria da alcuni, nella realtà dei fatti, si è affermata come una sorta di «gold standard» per la UX con gli acquisti presso gli e-commerce.

Associata spesso ad una scelta di politica commerciale di colossi come Amazon, Zalando et similia, un po’ alla volta è stata recepita anche nelle politiche di aziende di dimensioni decisamente più contenute.

Da dove proviene l’informazione?

Al momento è ignota l’esatta sorgente dalla quale Big G attinge per soddisfare quella sua sete di trovare informazioni utili da offrire ai suoi utenti alla ricerca di novità da ordinare/acquistare.

Google indica il termine di recesso là dove solitamente riporta, al di sotto della meta description, eventuali sitelink o valutazioni/recensioni ed altre informazioni di questa natura.

Secondo le supposizioni di alcuni, il dettaglio potrebbe essere estrapolato dagli RSS condivisi con Google Merchant Center, oppure, da una proprietà dei dati strutturati (SCHEMA.ORG) su Product – hasMerchantReturnPolicy/itemCondition – oppure dal contenuto stesso pubblicato nella scheda prodotto.

Inutile dire che nella competizione all’ultimo clic, per ottimizzare il CTR dei propri risultati ben posizionati in SERP, godere di questo «trattamento privilegiato» da parte di Big G può avere un significato tutt’altro che marginale…

Tu hai già notato questa funzione anche nella versione italiana di Google?